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Ristorazione, continua la ripresa

La ristorazione italiana continua nel suo percorso di ripresa, dopo gli anni bui della pandemia. 

Nonostante l’inflazione, che, per adesso è, però, molto più contenuta sulla media nazionale (+4,4% il dato di settore a giugno, la metà dell’economia nel suo complesso). Nonostante la difficoltà per molte imprese nel trovare personale. E nonostante costi energetici praticamente raddoppiati, che, per i bar, sono passati da 803 milioni a 1,7 miliardi di euro nella prima metà dell’anno, e per i ristoranti da 2,1 a 4,7 miliardi di euro, per un totale che, a fine anno, per i pubblici esercizi, secondo le stime della Fipe-Confcommercio, vedrà una bolletta energetica da 6,4 miliardi di euro, rispetto a 2,9 del 2021. Ed una ulteriore conferma della ritrovata vitalità di un settore fondamentale per il made in Italy agroalimentare e anche per il vino, che vede nel canale horeca quello a maggiore valore aggiunto, arriva dai dati Istat sulle registrazioni e fallimenti delle imprese nel secondo trimestre 2022. Che, per la ristorazione, i pubblici esercizi e l’accoglienza, parlano di un dato positivo, con le registrazioni di nuove imprese in crescita de 2,7% sul trimestre precedente. Un dato in controtendenza rispetto all’andamento nazionale, che registra, nel complesso, il -2,7%. E se il numero complessivo di registrazioni è in calo (-7,1%) anche in termini tendenziali, con una accentuata flessione nel commercio, esercizi ricettivi e di ristorazione sono in crescita del +11,7%.
“Seppur con un ritmo più contenuto rispetto al trimestre precedente, prosegue nel secondo trimestre del 2022 la diminuzione congiunturale del numero totale destagionalizzato di registrazioni di imprese, essenzialmente in ragione della consistente contrazione osservata nel settore delle costruzioni. L’evoluzione è complessivamente sfavorevole anche in termini tendenziali. Una ripresa si osserva solo nei trasporti e magazzinaggio e nei servizi di alloggio e ristorazione. Risulta in calo anche il numero totale di fallimenti, sia su base congiunturale che su base tendenziale”, è il commento dell’Istat.

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